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Storia del Bonsai

La storia del bonsai ci riporta indietro nel tempo, ed è profondamente connessa alla popolazione cinese. Una legenda cinese narra che nel quarto secolo dopo Cristo Guen-Ming, poeta e funzionario, decise di ritirarsi dagli affari e iniziò a piantare crisantemi in vaso. Fu l’inizio della coltivazione delle piante in vaso e 200 anni dopo nacque l’arte del Bonsai.

Come è nato il bonsai?

Osservando alcuni dipinti della dinastia Tang (618-906) possiamo notare che in alcune ciotole venivano coltivati dei pini, dei cipressi, dei pruni, dei bambù e delle sageretia. Da questo momento i Bonsai iniziano a far parte della civiltà cinese.

L’origine del termine bonsai

Nonostante ciò il termine Bonsai deriva dal Giapponebon significa vaso e sai significa albero. I giapponesi nel corso dei secoli perfezionano l’arte di creare alberi nani prendendo come modello quelli grandi, questa tecnica è legata a quella che gli Orientali chiamano seishi, ossia l’arte di dare una forma, di coltivare, il praticare le tecniche più svariate sempre nel rispetto della pianta.

Perché coltivare un bonsai: i benefici per l’anima e per lo spirito

Per coltivare un Bonsai gli Asiatici seguono i principi dello Zen, cioè naturalezza, semplicità, asimmetria e concentrazione sull’essenziale ricercando inoltre l’armonia tra l’Uomo e la Natura. Considerano i Bonsai come oggetti religiosi e fanno della loro contemplazione un esercizio religioso.

In occidente i primi ad interessarsi ai Bonsai sono stati i cittadini comuni, i quali preferivano avere in casa un albero piacevole e simbolo di vita invece di abbellire la casa con molte piante al solo scopo di renderla più viva e verde.

Il cittadino occidentale non ha né la matrice religiosa né la tradizione meditativa, ma si ferma lo stesso a contemplare i suoi Bonsai, creando le forme desiderate e intervenendo nella loro crescita rendendoli simili a quelli esistenti in natura.

Purtroppo il Bonsai è diventato ormai una moda.